lunedì 24 novembre 2014

Frenesia mattutina


“Chi è che ha aperto i suoi occhietti?”
È da quando è nato che saluto così il mio bambino, con la nostra frase rituale. Solitamente sorride, allunga le braccia e ci abbracciamo per la nostra coccola mattutina. Adoro il momento in cui stiamo abbracciati stretti stretti e assaporo il suo profumo!

Ci sono mattine, però, in cui il risveglio è più difficoltoso. Il lunedì mattina è una di queste. In fondo, però, chi non ritiene che la sveglia del lunedì mattina non sia un trauma?
Così la giornata di Polpetta inizia con il suo girarsi e rigirarsi da un lato all’altro del lettino ed una serie di proteste: “Mamma, pigni luce! Io dormo! Mamma c’è ancora buio, faccio nanne!” E cosi via per alcuni minuti.
Finalmente, quando poi riesco ad estrarlo dal lettino, inizia la corsa mattutina contro il tempo.

Non serve alzarsi un po’ prima, non serve dormire tanto la domenica e recuperare la stanchezza accumulata in una settimana di nido, il lunedì mattina è sempre e comunque una tragedia.
Via di corsa in bagno, a fare la pipì sul water e a lavarsi, vestirsi, pettinarsi. Ogni mattina iniziamo col buon proposito di lavorare sull’autonomia per imparare a lavarsi da soli, a vestirsi, per sentirsi grandi.
Eppure, c’è sempre il contrattempo: la pipì che ci mette un sacco di tempo ad arrivare, Polpetta che vuole giocare con le bolle di sapone che si formano sulle mani, le calze che non ne vogliono proprio sapere di infilarsi o i pantaloni incastrati sul pannolino che non salgono…

Così, affannati, arriviamo in cucina. A volte è di buon umore e mangia la sua colazione felice e autonomo, ma con tempi biblici, altre volte non ne vuole proprio sapere di mangiare. Cosi mi ritrovo a tracannare di corsa il mio tea, a ingurgitare yogurt e cereali, mentre ricordo a Polpetta di mangiare, gli infilo in bocca qualche cucchiaio, inizio a lavare le tazze alla velocità della luce.

Poi, guardo l’ora e con orrore vedo che anche questa mattina è tardi, infilo la mia e la sua giacca alla velocità della luce, calzo il cappello da orsetto sulla sua testolina. Un secondo di tempo per ammirare quanto è carino con quel cappello, un bel bacio, perché per un bacio c’è sempre tempo, infine ci teletrasportiamo in macchina, dove tutte le volte mi ritrovo a litigare con le cinture di sicurezza del seggiolino. Sbuffo, ma so che la sua sicurezza è importantissima, respiro e finalmente sento il click che mi dice che si sono agganciate.

Tic-tac, tic-tac, il tempo corre inesorabile, e noi corriamo sulla strada che ci porta al nido, facendo slalom tra macchine lente, trattori, autovelox che ci impongono di rallentare.

Finalmente eccoci, siamo al nido. Corriamo nel vialetto, mentre il mio Orsacchiotto ridacchia tutto felice perché gli piace la nostra corsetta mattutina. Arriviamo all’armadietto e velocissimi togliamo giacca, sciarpa e cappello, sfiliamo le scarpe e infiliamo le antiscivolo.
Infine, il momento più bello della mattina.
“Amore della mamma, vieni che ci salutiamo bene prima di entrare!” e lui mi corre incontro, ci abbracciamo forte forte, lo riempio di baci che gli restino attaccati tutto il giorno e lui mi stampa il suo bacetto umidiccio sula guancia, col suo sorrisino da seduttore, pronto per entrare in sezione felice e conquistare il mondo!
È un abbraccio veloce, concitato come tutti i gesti del mattino, ma mi resta nel cuore per tutto il giorno. Un raggio di sole nella frenesia che ci impone la quotidianità.

A volte mi chiedo quanto sia giusto imporre questi ritmi serrati ai nostri bambini. La società ci impone di essere veloci, di essere efficienti senza sbagliare, perché l’errore ci porta inevitabilmente a perdere tempo prezioso: il tempo è denaro, non si può sprecare.
Ma proprio perché il tempo è un bene prezioso, non è giusto che la frenesia ci faccia perdere di vista ciò che abbiamo di più caro, non va bene che per arrivare in tempo ci si dimentichi di un bacio, di una carezza.
Personalmente preferisco perdere un minuto, ma crearmi un ricordo affettivo significativo col mio bambino, perché sono attimi che nessuno ci riporterà mai indietro, sono momenti preziosi, che ci fanno sentire appagati e nel contempo danno quelle piccole certezze ai nostri bambini che faranno da mattoni per la loro personalità. Quel bacino dato poco prima di entrare in sezione, in un momento ritagliato con cura, gli da quella sicurezza che gli serve per affrontare la sua giornata. La mia mamma mi sta salutando, ci diamo un bel bacio, ma so che mi penserà tutto il giorno e, quando questa sera ci rivedremo e ci daremo un altro bacio, saremo felici di ritrovarci e ci abbracceremo assaporando il ritrovarsi e la possibilità di raccontarci come sono andate le nostre giornate.

venerdì 7 novembre 2014

E se....

E se....

Quante volte pensi: "e se facessi?"
"E se dicessi?"
"E se provassi?"

Eccomi qui, io, un po' intimorita, un po' incredula di me stessa, sono qui che scrivo un post su un blog appena creato.
I miei amici di Bollaverde mi direbbero che sono una "niubba" del web, una che non ha nè le conoscenze tecniche, nè le competenze per scrivere un blog.

Eppure ero una niubba la prima volta che ho giocato da bambina, la prima volta che ho preso in mano una matita, la prima volta che ho guidato una bicicletta e che ho guidato un'auto (seppur terrorizzata). Ero niubba quando ho iniziato a lavorare, quando ho ho scoperto che Polpetta sarebbe arrivato. Ma alla fine me la sono sempre cavata.

E allora perché non provare?
Proviamo a parlare di noi, di quella che una persona, sorridendo, chiama "la famiglia Felicini".
Parliamo di me, di mio marito, del mio bambino e del mio gatto a strisce, di ciò che ci accade e di quello che impariamo nella nostra quotidianità. 

Ad esempio, ho imparato che ogni giorno, anche il più brutto, di quelli che vorresti cancellare perché è stato orrendo, ci dona almeno tre momenti di felicità, magari piccoli, ma tre ne trovi sempre la sera, quando poco prima di chiudere gli occhi tiri le somme della tua giornata.

Ho imparato che essere mamma ti apre il cuore in un modo che nemmeno immaginavi.
Ho imparato che se puoi contare sulle persone che ami puoi superare di tutto.

Sono una persona ordinaria, non ho la presunzione di ostentare ciò che non sono. Però mi piacciono la semplicità e le piccole istantanee di momenti quotidiani che raccontando storie.

Vorrei raccontare tante piccole storie della mia vita quotidiana, immortalare momenti che mi hanno emozionata, nel bene e nel male, perché ne resti memoria.

Inizierò con i tre momenti felici di oggi.

1- è iniziata una nuova avventura;
2- sono tornata a casa dal lavoro con un mal di testa allucinante, ma un bagno caldo ed un'ora tutta per me l'hanno fatto sparire;
3- l'abbraccio forte del mio bambino quando stasera sono entrata in casa.